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OBLOMOV: il ragazzo che scelse di non lavorare per vivere sul divano


Primo Maggio, festa del lavoro, oggi però vogliamo raccontarvi qualcosa che ha a che fare con il suo completo esatto opposto, parliamo del non far nulla, l’ozio. Una parola che viene dal latino “otium,” e che testualmente significa star bene, contrapposto al termine “negotium”, cioè invece la negazione dello star bene, ossia lavorare.


Oggi vi raccontiamo la storia di un ragazzo che scelse di non lavorare, e quindi di star bene.


Ci troviamo in Russia alla metà dell’800’ e questo ragazzo è cresciuto in campagna, ha avuto un’infanzia bella, tranquilla, spensierata e così quando arriva in città e si presenta in un ufficio chiedendo un posto come impiegato tutto si immagina di trovare fuorché quello che troverà. Davanti al suo sguardo un po' perplesso ed incredulo le persone che dividono con lui il luogo di lavoro sembra che la mattina non si alzino per andare in ufficio e svolgere una professione, no, sembra che entrino in guerra, che scendano in un campo di battaglia quotidiano dove devono strappare sul posto di lavoro ciò che la vita non gli ha dato. E allora angherie, colpi, giochi bassi e prevaricazioni a cui il nostro personaggio assiste in silenzio, semplicemente guardando, fino a quel famoso giorno.


Gli viene affidata una lettera e commette un errore, invece di inviarla ad Astrachan' vicino al mar caspio, la invia centinaia di kilometri a Nord ad Arcangelo. A quel punto i suoi colleghi già si sfregano le mani, perché in questa specie di rodeo che è il mondo del lavoro in cui se non riesci a strappare qualcosa non sei nessuno, l’errore di un altro è la tua vittoria, e la sconfitta di un altro è la tua soddisfazione. I colleghi già godono immaginando la scena di quando il datore di lavoro sicuramente lo ridurrà in cenere. Questa scena non la vedranno mai, perché il ragazzo semplicemente non si presenta, non lo vedranno mai più, manda una lettera - una specie di certificato medico - in cui dice che il suo cuore non è adatto al mondo del lavoro e che da quel momento in poi si auto prescrive una meravigliosa forma di rilassamento sul proprio divano.


Ed è così che il protagonista - di uno dei più bei romanzi che siano stati mai scritti - Oblomov di Aleksandrovič Gončarov, inizia la sua storia d’amore meravigliosa con il proprio divano, dal quale ogni mattina non vuole rialzarsi. Perché? Perché si sta così bene seduti, là fuori la vita è talmente difficile, là fuori il lavoro…non è vero che redime l’uomo, che è bello e gratificante, no il lavoro è una giungla, un rodeo, il lavoro è un luogo nel quale tanti piccoli lillipuziani mentecatti altro non fanno che usare i luoghi di lavoro per scaricare il proprio letame.


Oblomov, davanti a questo spettacolo non riesce a rialzarsi e ad affrontare le difficoltà.


A quanto pare però non è l’unico, qualche anno fa l’Agenzia Europea per la Sicurezza sul Lavoro ha fatto un’inchiesta su migliaia di lavoratori, chiedendogli quale fosse il loro problema nel lavoro? Si aspettavano che la risposta fosse la precarietà. Per sei lavoratori su dieci la precarietà era al secondo posto, al primo posto il problema era il “fattore umano”.

Quindi che facciamo? Divano? Rimaniamo seduti sul divano e rinunciamo allo scontro? NO!


Perché sapete quale è il primo ominide che abbia lavorato? Ce lo dicono i paletnologi, due milioni di anni fa… l’HOMO ERECTUS, non l’uomo sdraiato o seduto, no, l’homo erectus. Questo è l’essere umano, un bipede eretto, per questo si differenzia da tutti gli altri animali, sta in piedi, affronta la vita in piedi. E allora tutte le volte che abbiamo a che fare con gente meschina che ci rovina la vita e con essa il lavoro, dovremo ricordarci che noi a certa gente possiamo dare tante cose, i nostri nervi, la nostra collera, la nostra rabbia e forse addirittura le nostre emozioni, ma c’è una cosa che non potremo mai dargli ed è la nostra dignità, la dignità di essere umani. Per cui costi quel che costi, ogni mattina, prendiamo la forza e ci rimettiamoci in piedi come gli "hominis erecti", perché tutto il resto, compresi i piccoli lillipuziani è tappezzeria.


Dal Racconto di Stefano Massini a Piazza Pulita del 7 maggio 2018.


Redazione SALVIAMO L'ELEFANTE.

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