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Confessioni di un pellegrino


Il 2021 lo ricorderò sempre come un anno molto importante per la mia vita (oltre che per il fatto che ho compiuto 30 anni!). Questa estate infatti ho deciso di fare una “vacanza” diversa dal solito.


Il momento in cui decidi di fare questo tipo di “viaggio” rappresenta una sorta di spartiacque (c’è un prima e un dopo) perché ci si lancia in una dimensione che non è più quella prettamente familiare.


Insieme ad un caro amico, sono partito per percorre un tratto della Via Francigena, un bellissimo cammino che parte da Canterbury e arriva a Roma (per alcuni prosegue fino alla Puglia): ogni giorno bisogna raggiungere una tappa diversa, quindi si soggiorna ogni sera in un posto diverso.


Certo non sono stato così audace da percorrerla tutta, però il breve tratto che ho percorso (130 km circa) mi rimarrà sempre nel cuore. Ed infatti, oltre alla bellezza dei paesaggi e dei paesi incrociati durante il percorso (l’Italia è davvero un paese meraviglioso!), c’è una cosa che più di ogni altra mi ha colpito e che mi ha ridato speranza nel futuro: le persone incontrate!


Sì, perché nel percorrere i 25/30 km che ogni giorno ci separavano da una tappa all’altra è stato inevitabile conoscere altre persone che (pazze come noi a metà agosto!) hanno attraversato gli stessi paesi e hanno soggiornato negli stessi posti.


La conoscenza dell’altro, la curiosità, lo scambio di esperienze e di idee, la forza di volontà, la tenacia, la comunanza di un obiettivo da raggiungere (a volte in gruppo a volte singolarmente): tutti questi elementi insieme mi hanno aperto la mente e mi hanno ridato speranza in un futuro migliore.


Speranza: dal latino tardo sperantia, derivato di sperare, che è da spes, secondo la Treccani, tra i suoi vari significati, ha quello di “sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera”. Non posso che condividere la definizione della Treccani perché tornato a casa ho ripensato e rimuginato su tutto quello che avevo vissuto e, soprattutto, mi sono accorto di aver trovato, grazie alle persone incontrate, un grande tesoro (un po’ come Santiago, il protagonista de “L’Alchimista” di Coelho).


I valori del sacrificio e dell’impegno, dell’amicizia, della condivisione, della collaborazione e della fiducia, li ho ritrovati tutti e questo mi ha dato una immensa forza per affrontare il futuro e per cercare una soluzione ai problemi che tanti giovani vivono ogni giorno (in Italia e non solo).


Questo viaggio mi ha aiutato a comprendere che la nostra generazione deve unirsi e stringere un “patto” con le generazioni che ci hanno preceduto, così da poter agire come una vera Comunità (nel senso più olivettiano che si possa intendere).

Oggi più che mai ho capito che l’Associazione Salviamo l’Elefante è fondata sui presupposti giusti per riscattarci e ripartendo dai sani principi che portiamo avanti possiamo impossessarci del nostro destino.


Il 2020 è stato un anno terribile, ne stiamo pagando ancora le conseguenze (e chissà per quanto ancora).Tuttavia, mi sento di lanciare un appello: NON ARRENDIAMOCI!

Perché là fuori ci sono moltissime persone che condividono i valori che dovrebbero ispirare una sana società al punto tale da farne una ragione di vita.

Usciamo dai nostri piccoli circoli amicali nei quali (vuoi o non vuoi) ci rinchiudiamo ogni giorno. Supportiamoci, sosteniamoci, aiutiamoci e smettiamola di lamentarci.


Nella prima tappa del cammino ho trovato un cartellone che riportava delle frasi ispiratrici, che mi sento di condividere con chi leggerà questo articolo:

“Dobbiamo cercare una via di fuga:

• dove se non nella contaminazione fra singolarità eterogenee contro l’omogeneità identitaria?

• dove se non nella riappropriazione degli spazi urbani, sfondo del nostro torpore quotidiano?

• dove se non nel ri-affermare l’esistere come questione collettiva?

Solidarietà sociale contro competitività indifferente.

Meraviglia contro apatia.

Fluidità e discontinuità contro struttura immobile.”


Alessandro Capanni

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